A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Negli ultimi articoli prima della pausa estiva (e prima della piacevole parentesi dedicata al Teatro Carcano) ci eravamo occupati della chiesa di Santa Croce, come certamente ricorderete; in questi prossimi articoli riprenderemo il nostro periplo della zona quattro (dal di fuori) proprio da dove ci eravamo fermati.
Se infatti per uscire dalla chiesa, invece di usare la scalinata principale che dà su via Sidoli, usiamo l’uscita posteriore, ci ritroveremo sulla via Goldoni. Proprio a questa strada sono dedicati i prossimi due articoli.
La via non ha origini antiche, ed anzi agli inizi era previsto che terminasse sulla massicciata ferroviaria (odierna via Sidoli), nei presi del bivio dell’Acquabella; fu completata negli anni ’30 del ventesimo secolo unitamente all’area di piazzale Susa.
Detto questo, si potrebbe pensare che la via non riservi alcun momento interessante; ed invece vi sono numerosi palazzi di buona fattura, talora centenari, e parecchi elementi architettonici da osservare attentamente.
Partiamo allora dalla porta da cui siamo usciti, che fa parte di un’arcata doppia nel cui mezzo è ospitata una piccola statua di San Gaspare Bertoni, e al cui fianco si trovano finestre con eleganti grate. Se ci giriamo verso la fine della strada (cioè uscendo dalla porta verso sinistra), noteremo numerosi palazzi degli anni ’20 e ’30, dotati di ampi balconi; questo sarà un po’ il fil rouge delle costruzioni che si affacciano sulla strada.
Non tutte però sono così: ad esempio, giusto di fronte alla porta da cui siamo usciti, si trovano alcune basse palazzine, di cui una è adibita ad officina, mentre quella a fianco, in ottimo stato, sita al civico 74 e 72 (sono due edifici simmetrici), ha eleganti fregi in ferro battuto ai balconi, e sopra le due porte di ingresso sono visibili fregi scultorei di foglie d’acanto.
Proseguendo sullo stesso marciapiede ci imbattiamo in un’altra palazzina degli anni ’20, a due piani, in cui è ospitata una scuola: vanno osservati i fregi floreali apposti alle cornici delle finestre. A seguire vi sono due edifici littori, rilsalenti agli anni ’30, che hanno un giardino pensile ricavato in tempi successivi; in particolare quello del civico 62 è ricco di eleganti colonne; lo stesso palazzo ha poi nell’androne una vetrata policroma di ispirazione geometrica.
Sul marciapiede di fronte vi sono tre edifici di stile deco, omogenei nelle forme e nelle decorazioni degli anni ’20, con balconcini tondi (semicircolari) e rettangolari, tutti dotati dello stesso tipo di colonnina e colorati in allegre tinte pastello.
Siamo così giunti all’incrocio con la via Ceradini, e subito la nostra attenzione viene attirata dai due palazzi posti al di là dell’incrocio sulla sinistra (marciapiede sud) e sulla destra (marciapiede nord).
Il palazzo sulla destra è un moderno condominio (anni ’50) circondato da un piccolo ma gradevole giardino ricco di alberature, ed è seguito da un edificio in stile deco ornato di timpani alle finestre ed anch’egli preceduto da un piccolo giardino.
Quello sulla sinistra invece occupa quasi un intero isolato, quello contenuto tra le vie Nullo, Goldoni, Ceradini e il corso Indipendenza, e anche se successivi rimaneggiamenti ne hanno diminuito l’omogeneità cromatica, il colpo d’occhio è notevole, anche grazie alle alberature che aggraziano la facciata su via Ceradini. Il palazzo è ricco di balconate e fregi di elevata fattura, ma il vero capolavoro è l’ingresso, che si trova al civico 60 di via Goldoni. La parte alta del portone, infatti, è cirondata da frutti scolpiti, simbolo di abbondanza, mentre la parte alta dell’arco comprende un elegante ferro battuto; al di sopra, sotto il balcone del piano nobile, è tutto un rincorrersi di fregi sempre a tema.
Percorsi pochi metri si giunge all’incrocio con via Nullo, oltrepassata la quale due edifici notevoli si stagliano davanti a noi. Quello sulla sinistra (civico 19 di via Nullo) ha un elegante portone in ferro battuto, e sul retro si trova un giardino con alcuni alberi maestosi più che centenari.
Ma il palazzo sulla destra ha in serbo ancora più sorprese di quanto ci si immagini. A prima vista, infatti, si vede trattarsi di una elegante palazzina a due piani, con colonna angolare e piano nobile arricchiti da fregi affrescati sulle pareti; non sfugge inoltre il portone in ferro battuto, come le finestre, per lo più bombate. Proseguendo sulla via, sulla destra si trova uno slendido giardino, per accedere al quale si deve oltrepassare una porta (ovviamente chiusa dal proprietario) sul cui timpano frontale si trova uno stemma nobiliare, e sopra la cui arcata d’ingresso si trovano due lucerne in ferro battuto. Se poi si percorrono ancora alcuni passi e ci si volta indietro, si scopre che il retro dell’edificio è ricco di logge con colonnine, precedute da pini secolari, per un colpo d’occhio non frequente.
Ci interrompiamo a questo punto del nostro itinerario, che riprenderemo nel prossimo articolo esatamente da qui.